Roby Pozzato ha scritto:Si parla spesso di tamponi in spugna a celle aperte e a celle chiuse. Chiedo agli esperti:
- Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di ciascuna delle due tipologie?
- Come si può riconoscere "a vista" a quale delle due tipologie appartene un tampone, visto che il dato non sempre è citato nelle schede tecniche?
- Quali altri fattori influenzano il comportamento di un tampone nelle varie situazioni (taglio, polishing, finitura), e come si possono risonoscere? (intendo il solo comportamento riguardo al risultato, indipendentemente da altri fattori quali durata, robustezza, ecc.)
Il tutto, se opportuno distinguere, con particolare attenzione alle lucidatrici rotorbitali, e fra queste la ERO600.
Ok allora cominciamo velocemente a fornire qualche indicazione...
Le spugne a celle aperte sono quelle maggiormente utilizzate nel nostro settore. La spugna presenta diverse cavità all'interno e questo permette all'aria di circolare rapidamente mantenendo temperature di esercizio più basse e riscaldando meno la superficie sulla quale si sta lavorando. Per questo motivo i tamponi in spugna a celle aperte sono più morbidi e cedevoli: la consistenza non è mai definita in fase di progettazione ma subisce variazioni a seconda di come e quanta aria entra in gioco. Questo tipo di spugne ha un "ritorno" alla forma iniziale più lento: provate a premerli e ci vorrà qualche istante prima che il tampone riprenda la sua forma. Questo aiuta molto nel mondo della lucidatura per seguire le forme dell'auto e rendere meno "stressante" il lavoro. La spugna a celle chiuse, essendo pre-caricata di gas, ha una sua forma stabile e non si adatterebbe all'auto ma obbligherebbe a seguire il tampone e non la vettura. La cella chiusa è più resistente ma anche più costosa con un peso specifico superiore. Credo, ma non ne sono certo, che un esempio delle due spugne si abbia nei tamponi Spider OEM e Sandwich di Scholl: quella nera (o rossa) è una spugna insensibile al variare delle condizioni e serve da supporto flessibile ma tosto, mentre quella bianca, che svolge il lavoro, si adatta al variare dell'ambiente.
Oggi sono diffuse anche soluzioni miste (celle aperte e chiuse) pertanto è molto difficile stabilire quale sia l'esatta tecnologia utilizzata da un produttore.
Ricordo però che il tecnico di un'azienda (francamente non ricordo quale) mi mostrò un sistema semplice e veloce per capire che tipo di spugna avessimo davanti: basta avvicinare il bordo del tampone alla bocca (diciamo 5 mm), soffiare sul pad e toccare il tampone. Nel punto in cui si è soffiato il tampone diventa più morbido e cedevole segno che l'aria aveva modificato la struttura cellulare. Elementare ma efficace: è un sistema che uso ancora
La pratica però, mi ha insegnato che il tipo di spugna racconta solo un aspetto del tampone. Sono altrettanto importanti altri fattori come il taglio, il tipo di collante utilizzato per il Velcro, il Velcro stesso e le dimensioni generali del pad.
Ed è altrettanto vero che è impossibile definire una classifica perchè, come in tutti gli aspetti del detailing, il sempre citato U Factor (grazie Manu), è determinante, e quello che può essere un tampone perfetto per me non lo è per un'altro utente